Organizzare è naturale

I professional organizer sono legati a un “mantra”: “less is more” di Ludwig Mies van der Rohe che ha origini lontane e che è un principio davvero “prezzemolino”, si adatta cioè a tantissime circostanze.

In breve, questo principio si collega ai concetti di essenzialità e di space clearing, entrambi aspetti che, come ogni P.O., mi stanno molto a cuore.

Perché la semplicità, l’essenzialità sono così importanti?

Lo space clearing parte da un passo importante: la consapevolezza di come occupiamo i nostri spazi, il nostro tempo e le nostre energie. A volte, infatti, non ci si accorge di quanto c’è attorno a noi per abitudine e non per scelta e, soprattutto, per non per necessità.

Il punto chiave è che avere con sé oggetti che non ci servono, riempire il nostro tempo con azioni che non hanno per noi valore, investire energie in cose che non ci danno soddisfazione e non ci fanno crescere, equivale a non darci la possibilità di riconoscere ciò che per noi è essenziale.

Questo concetto ben si accomuna con l’impatto che noi abbiamo sul mondo e sugli altri. E questo lo dico perché anche questo aspetto, la sostenibilità, ha origini lontane.

Le radici storiche: Sviluppo Sostenibile e Decrescita Felice

Se ne sentiva parlare decenni fa con l’idea di ridurre al minimo i nostri impatti sull’ambiente per dare la possibilità alle generazioni future di vivere in un pianeta che potesse dare loro le stesse opportunità e risorse che possiede la nostra generazione. (Rapporto Brundtland, Conferenza di Rio, Rio +20, Sustainable Development Goals, se vuoi approfondire clicca qui).

Da un lato i governi e gli enti internazionali si stavano muovendo a livello globale, e tutt’ora lo fanno, dall’altro le singole persone avevano bisogno di sentirsi coinvolte in prima persona e di agire concretamente. Compreso che non era possibile sviluppare un’economia che non tenesse conto di bisogni sociali e ambientali, una delle prime reazioni fu quella di sviluppare un movimento non legato alle politiche globali, ma alle azioni del singolo, che puntasse all’essenzialità della vita e dei suoi bisogni. Questa filosofia è stata chiamata “descrescita felice”.

Per compensare gli impatti di una crescita economica smisurata, di un consumismo sfrenato, di una società individualista, si è cercato di arrestare questi aspetti negativi con uno stile di vita che andasse in senso contrario: dando valore agli oggetti, riparandoli e riusandoli – non è un caso che di pari passo sia nata la filosofia delle 3R dei rifiuti: riduci, riusa, ricicla – cercando di produrre molti prodotti da sé e dando valore alla comunità, quindi privilegiando la condivisione di oggetti, spazi e momenti di vita anche a livello di gruppi sociali, non solo di famiglia.

Così come le politiche internazionali spesso sono sentite come intangibili e poco utili al singolo, anche questa filosofia ha incontrato i suoi limiti, molte persone infatti non sono riuscite ad abbracciarla a causa dell’onerosa richiesta in termini di impegno ed energia, ma i valori non si sono affatto persi. Il bisogno di andare al cuore delle cose, dell’essenzialità e della condivisione è, infatti, tutt’ora una necessità di molti.

Il minimalismo

Recentemente si sente spesso parlare di minimalismo, e se ci pensa bene, le ragioni fondanti non sono lontane né da quelle che hanno portato ai movimenti dello sviluppo sostenibile, né dalla decrescita felice. Il primo movimento minimalista nasce negli anni 70 ed è legato principalmente all’arte, qui invece mi riferisco al “nuovo” minimalismo di Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus – potete vedere il loro film documentario dal titolo “Minimalism: A Documentary About the Important Things” – della filosofia di vita nelle minicase, alle radici del pensiero di Leo Babautha.

Ancora una volta ci si chiede “ma cosa è veramente importante?”, “cosa mi serve davvero?” “cosa mi arricchisce e cosa mi fa crescere?” ecco che se un oggetto, un’azione, un comportamento risponde a queste domande, è qualcosa che può far parte della propria vita, è essenziale, in caso contrario può trovare altra vita e non far più parte della nostra.

La nostra semplicità

Il punto chiave è definire cosa è essenziale per noi, e su questo vorrei mettere l’accento, perché credo sia un’asticella diversa per ogni persona.

Oggigiorno seguendo le correnti di pensiero di Marie Kondo, di Nagisa Tatsumi, del progetto dei 33 abiti potrebbe sembrare semplice, ma io credo sia una questione ben più delicata, che richiede sensibilità e attenzione, ed è per questo che credo che per arrivare a un processo di decluttering che non sia controproducente, o addirittura di pentimento, il supporto dei professional organizer sia davvero prezioso.

L’asticella porterà alcuni ad avere 33 abiti, altri una cinquantina. Non ha importanza il numero, bensì il valore e l’essenzialità rispetto ai propri bisogni e necessità.

Ma la vera ragione per cui è così importante ragionare sul concetto di essenziale, di minimale, di “less is more”, a mio avviso, ha ragioni più profonde. Per il mio percorso di studi dovrei dirti che il nocciolo della questione è che devi fare tuo questo pensiero perché così il tuo impatto sul mondo sarà minore, ma poiché credo fortemente anche nella sostenibilità personale, penso il vero valore aggiunto sia che questo approccio porti alla efficacia e alla realizzazione personale.

Semplicità vuol dire avere la possibilità di essere leggeri nei nostri spazi, nel nostro tempo, nelle nostre scelte.
Aprire l’armadio e trovare solo cose che fanno sentire bene, vivere in ambienti che ci accolgono e non ci soffocano, dedicare le giornate ad attività gratificanti, condividere il tempo con persone per noi di valore, questi sono i migliori effetti del decluttering, questo approccio porta inevitabilmente a rendere le nostre azioni semplici e mirate, ad agire al cuore delle cose.

Ed è proprio questa semplicità che ci permette di crescere e vivere pienamente le nostre giornate.

Solo così vivremo in spazi e con oggetti che ci consentiranno di concentrarsi su ciò che riteniamo importante, solo così vivremo in un tempo di valore, solo così avremo la mente libera per accogliere nuove idee e per evolvere, solo così saremo, in breve, noi stessi.

 

Selina Angelini

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