Il supporto giorno per giorno: nuovi orizzonti lavorativi per i P.O.
Confini comuni tra P.O. e altre nuove figure professionali
Qualche anno fa APOI aveva promosso, come parte della formazione obbligatoria dei propri associati, una serie di webinar il cui scopo era permettere ai professional organizer di confrontarsi con altre figure professionali, la cui attività confinava o, talvolta, si sovrapponeva per alcuni aspetti con quella dei P.O.
Di certo, l’attività dei P.O., in quanto – appunto – professionisti dell’organizzazione e quindi esperti di un aspetto estremamente trasversale della vita delle persone, ha molti tratti in comune con tante altre professioni: il coaching, il counselling, l’home-staging, per citarne alcune. Un’altra figura con cui la nostra professione ha molto in comune, seppure in modo diverso, è quella dell’assistente virtuale (A.V.), ovvero chi si occupa di gestire alcuni aspetti della quotidianità lavorativa dei propri clienti al posto loro.
P.O. vs A.V.
I professional organizer che si occupano di lavoro e azienda si trovano spesso a dover tracciare chiaramente i confini dei propri servizi per far comprendere ai clienti la differenza tra noi e gli A.V. che si potrebbe riassumere così: i professionisti dell’organizzazione la insegnano ai clienti, mentre gli assistenti virtuali la mettono in pratica per conto loro.
Mi rendo conto, da professional organizer, che ciò che viene abbastanza spontaneo fare, in questi casi, è irrigidirsi sulla propria posizione di consulente dell’organizzazione, che dispensa dall’alto consigli su come gestire l’agenda, il tempo, gli impegni. E se il cliente ci richiede un affiancamento sul giorno per giorno a noi P.O. sembra già quasi di uscire fuori dal nostro tracciato. Abbiamo quasi paura di essere scambiati per assistenti e di perdere – e far perdere al nostro cliente – il senso di quello che facciamo.
L’obiettivo è ciò che conta
E se è indubbiamente importante rimanere molto centrati sull’obiettivo – cioè rendere autonomi e indipendenti nella propria organizzazione i nostri clienti – dall’altra parte è anche fondamentale capire qual è il modo più efficace per raggiungerlo.
Infatti, può capitare che a volte i nostri clienti abbiano solo bisogno di qualche dritta per partire col piede giusto: qualche ora di consulenza per dispiegare le ali e volare via felici e organizzati. Altre volte, però, il loro modo di lavorare è talmente radicato che sembra quasi impossibile modificarlo: in questi casi può essere utile entrarci dentro “a piè pari” per sradicarlo dall’interno.
L’affiancamento quotidiano
Un programma di lavoro che si può proporre ai propri clienti, in questo caso, è di affiancarli nel quotidiano per un periodo concordato insieme e ben definito sul piano temporale.
Questa modalità permette a noi P.O. di osservare dall’interno il modus operandi dei nostri clienti e di essere più precisi e consapevoli nell’offrire delle soluzioni organizzative alternative. Inoltre, l’affiancamento quotidiano può anche essere un modo per monitorare il funzionamento di nuove pratiche da noi proposte e il conseguente eventuale aggiustamento.
Un altro lato positivo di questa modalità è che, soprattutto se i nostri clienti sono persone che ricoprono ruoli apicali, avremo a che fare con persone con moltissimi impegni e che hanno l’impressione che il loro tempo non basti mai. Quindi, anche se ci hanno contattato per organizzarsi meglio, molto spesso la loro tendenza sarà quella di dedicare poco tempo al lavoro con noi, perché inconsciamente – o meno – la riterranno quasi una perdita di tempo.
Oltre a far capire ai nostri clienti che all’inizio l’investimento di tempo può essere quantitativamente importante ma che verrà ripagato sul lungo termine, ciò che si può fare per agevolarli è proprio affiancarli a tempo determinato per vedere in prima persona come funzionano le loro giornate e quali sono le loro reali necessità.
Il tempo, quindi, lo investiremo soprattutto noi, ma avremo in cambio una visione quanto più obiettiva e reale della situazione, diversamente da come sarebbe se ci venisse raccontata dai clienti stessi, che potrebbero non essere obiettivi sul loro stesso modo di lavorare.
Definire limiti e confini
Si dovranno definire e delimitare bene i compiti del P.O. per il periodo di affiancamento, ma il mio consiglio è quello di immergersi senza troppi indugi nella realtà, spesso caotica, della persona con cui si sta lavorando, in modo da immedesimarsi il più possibile. È così infatti che si riuscità a trovare, insieme al cliente, le soluzioni organizzative più adatte.
Al termine del periodo concordato di affiancamento, P.O. e cliente tireranno insieme le somme di quanto si è compreso e applicato. Sempre insieme potranno stilare un vademecum che possa fungere da manuale d’istruzioni per i clienti, dopo il distacco dai professionisti dell’organizzazione.
Stefania Di Mascolo
Credit foto articolo: “cottonbro studio da Pexels.com”
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