Dal passato al futuro per organizzare la scrittura

«Gli strumenti contano e gli strumenti non contano.»

Partiamo da questa frase di Austin Kleon perché una delle domande più frequenti su come scrivere online riguarda la scelta degli strumenti da usare.

Lo strumento perfetto non esiste e il processo che porta alla parola scritta necessita di organizzazione, come qualsiasi altro ambito della vita.

È dello stesso parere anche John Garden, l’autore di On Becoming a Novelist, che a malincuore riporta la domanda più ricorrente che gli viene posta:

«Scrivi con carta e penna, macchina per scrivere o computer?»

Una domanda del genere è importante solo se porta al processo creativo, non alla mera operatività. Anche perché, quando scriviamo, siamo all’ultimo tassello di un processo che nasce molto prima dell’azione che porta a mettere in sequenza le parole.

 

Come si sceglie uno strumento?

Torniamo a Kleon che dà una soluzione per trasformare la voce in parola scritta:

«Devi trovare gli strumenti giusti per aiutare la tua voce a cantare.»

Aggiungo anche che gli strumenti devono aiutarci a proteggere la conoscenza dal rumore.

È la conoscenza il calamaio che ci aiuterà a scrivere e più riusciamo a organizzarla più allontaniamo la paura del foglio bianco.

I problemi legati all’eccessivo rumore e alle distrazioni appartenevano anche al passato e, infatti, alcune invenzioni andavano verso la stessa necessità di protezione e organizzazione.

 

Il leggio rotante

Nelle menti degli inventori del passato c’erano degli aggregatori per migliorare la consultazione e la lettura delle informazioni.

Il leggio rotante (o anche ruota dei libri) è una ruota inventata da Agostino Ramelli, un ingegnere italiano del XVI secolo, e dotata di piani pensati per sostenere i libri. Girando la ruota, chi leggeva era in grado di passare da un libro all’altro.

 

 

Fonte immagine: Wikipedia

Il leggio della regina Maria Carolina si trova al Museo Palazzo Reale di Napoli.

 

 

Fonte immagine: profilo Twitter Palazzo Reale di Napoli

Gli hypomnemata

Sappiamo bene quanto sia importante organizzare note, spunti, idee per gestire la conoscenza personale, ma l’atto di prendere appunti non è un’abitudine recente.

Il termine hypomnemata fa riferimento a un tipo di taccuino usato nella società greca antica:

«Gli hypomnemata costituivano una memoria materiale delle cose lette, sentite o pensate, offrendole così come un tesoro accumulato per la rilettura e la successiva meditazione. Essi fornivano inoltre la materia prima per la scrittura di trattati più sistematici […].»

Sottolineo questo concetto:

«…fornivano la materia prima.»

Prima di scrivere, va organizzata la materia prima che è fatta dall’insieme dei punti di ingresso che ci sono tra noi e la conoscenza.

La maggior parte delle nostre energie va messa qui: nell’organizzare i punti di ingresso intesi come libri, articoli, appunti, link, video, corsi, tutorial, conversazioni, esperienze, viaggi, famiglia, amici, lavoro, colleghi, clienti… in una parola: vita.

La conoscenza personale è il lievito madre della nostra vita che va alimentato e mantenuto vivo. È il calamaio al quale attingere per scrivere.

 

La scrittura a mano

Il processo che porta a scrivere passa anche dalla capacità di selezionare ciò che è utile.

Il digitale non aiuta. È troppo facile conservare qualsiasi cosa, ma l’accumulo insensato non porta da nessuna parte, proprio come avviene con l’eccessivo accumulo di oggetti nello spazio fisico.

La parte meccanica della scrittura ricopre un ruolo importante per il pensiero. Proprio come dice Clive Thompson, giornalista e scrittore:

«Il modo in cui scrivi cambia il tuo modo di pensare.»

Thompson ha analizzato le abitudini delle persone riguardo l’uso della tecnologia e anche l’influenza della tecnologia stessa verso il loro modo di pensare.

È partito studiando un approccio manuale come il processo di scrittura a mano e ha preso in considerazione l’articolo What’s Lost as Handwriting Fades, pubblicato sul New York Times e scritto da Maria Konnikova, psicologa, giornalista e autrice del libro Mastermind: Pensare come Sherlock Holmes.

Ecco due punti importanti dell’articolo:

«I bambini non solo imparano a leggere più rapidamente quando imparano a scrivere a mano, ma sono maggiormente in grado di generare idee e conservare informazioni. Non è solo quello che scriviamo che conta, ma come lo facciamo.»

«C’è un riconoscimento fondamentale nel processo di scrittura, una sorta di riconoscimento tramite simulazione mentale nel cervello. […] L’apprendimento è più facile.»

Quindi dovremmo scrivere a mano?

La risposta, come sempre, è a metà strada. Per tornare a Kleon, ciò che conta è ascoltarsi per capire se l’uso della carta possa aiutare «la nostra voce a cantare».

La lentezza della scrittura a mano aiuta a selezionare e a mettere in ordine i pensieri, ma è anche vero che esistono delle difficoltà legate alla ricerca, alla condivisione, all’ambiente, al trasporto e alla conservazione delle informazioni.

Idee, note e appunti sono utili se riusciamo a ritrovarli, ma rovistare tra la carta non è così semplice.

Ecco perché dobbiamo tornare all’organizzazione dei punti di ingresso con sistemi che passano anche dalla carta, facendo nascere una collaborazione tra mondo fisico e digitale.

Se da un lato il processo di scrittura a mano non è fattibile per scrivere testi definitivi, dall’altro può aiutarci a migliorare la selezione delle informazioni e a fare chiarezza su un tema attraverso schemi o mappe mentali.

Il primo accessorio potrebbe essere un semplice quaderno. Non a caso, ma organizzato, e qui spaziamo dallo stile Midori al Bullet Journal.

L’uso della carta deve portare con sé dei momenti di revisione per trasformare in digitale solo ciò che conta davvero. Ti sembrerà di fare un doppio lavoro, ma l’atto di rivedere gli appunti aumenta la capacità selettiva e dà una scossa al nostro lievito madre.

Altre soluzioni ibride prevedono di usare dei dispositivi che permettono di scrivere a mano, trasformando gli appunti in formato digitale. Ad esempio, la linea Smart Writing System di Moleskine, i quaderni Rocketbook o i paper tablet reMarkable.

In particolare per i tablet, ci sono applicazioni perfette per prendere note senza passare dalla carta (come GoodNotes, Notability, Squid o Nebo). Questi sistemi rilevano i caratteri scritti a mano riuscendo a fare delle ricerche.

Se non ti interessa scrivere a mano, scegli uno strumento digitale che ti aiuti a organizzare la conoscenza personale. Evernote, Notion, Obsidian… scegline uno e mantienilo nel corso del tempo per evitare di sprecare energia nella sola preparazione.

L’organizzazione serve a toglierti dal continuo dilemma del “come fare per…” perché avrai già definito il processo e non dovrai più sprecare tempo per capire come realizzare una certa cosa invece di metterti al lavoro e farla.

 

Debora Montoli

presentedaremoto.it

 

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