CONCILIARE ORGANIZZAZIONE PERSONALE E SOSTENIBILITÀ
Tra professional organizer, la sostenibilità è sicuramente un tema ricorrente, che si lega a doppio filo con le sfide organizzative che affrontiamo quotidianamente. È infatti impossibile parlare di decluttering o di riorganizzazione di spazi senza imbattersi nella spinosa questione dello spreco, del riutilizzo, del corretto smaltimento dei rifiuti e in generale dell’impatto ambientale. Ma cosa vuol dire esattamente sostenibile?
Quali sono le differenze tra green, ecologico, riciclato, eco-sostenibile? Cerchiamo di fare chiarezza.
Nel 1987 la Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (Commissione Bruntland) del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente definisce nel rapporto Our Common Future lo sviluppo sostenibile come uno sviluppo in grado di assicurare «il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri». Il concetto ha quindi radici piuttosto lontane e si consolida nel 1992 con la firma della Convenzione sulla biodiversità alla Conferenza di Rio e nel 2002 al Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg.
I tre capitali: naturale, sociale ed economico
Questa definizione mette in luce come lo sviluppo sostenibile nasca dall’unione di ambiente, economia e società.
Del capitale naturale fanno parte le risorse naturali e i relativi servizi ecosistemici, e cioè tutti quei servizi che l’ambiente ci offre utilizzando le sue stesse risorse tra i quali la creazione di nuovo ossigeno dall’anidride carbonica, la decomposizione degli scarti organici, il valore estetico del paesaggio: tutti aspetti che rientrano in ciò che è ecologia (e cioè lo “studio delle interrelazioni che intercorrono fra gli organismi e l’ambiente che li ospita” – questa e altre definizioni successive da La Treccani).
Sicuramente questo è un capitale importante che noi tutti sovrastimiamo e che esauriamo senza pensarci troppo, come ci ricorda l’overshooting day, e cioè il giorno nel quale esauriamo le risorse disponibili per l’anno in corso (nel 2019 è arrivato il 19 luglio).
C’è poi il capitale umano, la cui sostenibilità garantisce le condizioni di benessere dell’uomo (sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia) equamente distribuite per classi e genere.
Il terzo e ultimo capitale è quello economico che comprende tutto ciò che è prodotto dall’attività dell’uomo. Non dimentichiamo, infatti, che anche noi facciamo parte dell’ecosistema Terra.
Tutto ciò che viene realizzato, creato o prodotto facendo confluire insieme l’aspetto ambientale ed economico si definisce realizzabile; tutto quanto considera sia gli aspetti economici sia quelli sociali viene definito equo; infine, ciò che rispetta ambiente e società si definisce vivibile. Ma solo ciò che rispetta ambiente, economia e società è sostenibile.
Questa è di fatto la chiave per distinguere ciò che è sostenibile, ecologico, fattibile ed equo. Se vogliamo quindi pensare al nostro sviluppo sostenibile dobbiamo considerare tutti e tre gli aspetti, non solo uno.
Ma come declinare questa definizione nel nostro quotidiano?
Intanto con il principio generale che la cosa più sostenibile è quella che hai già. Quindi se vuoi cambiare e scegliere ad esempio prodotti più ecologici, devi prima occuparti di utilizzare pienamente quelli che hai già e smaltire correttamente imballaggi e residui.
Sostenibilità e consapevolezza
Un altro aspetto importante è la consapevolezza: c’è sempre un retro della medaglia. Quindi fai attenzione a non estremizzare nessuno degli aspetti, quanto piuttosto punta a equilibrarli. Se vuoi prendere un prodotto che non è locale, come la frutta esotica, premia chi la produce in modo equo. Se hai le capacità e il tempo scegli di produrre dei prodotti in casa, come il sapone o lo yogurt, ma se non hai tempo o non è proprio nelle tue corde, scegli di impegnare le tue risorse economiche premiando prodotti realizzabili (cioè che rispettino ambiente ed economia, la tua), altrimenti sprecherai comunque delle importanti risorse, tra le quali il tuo tempo.
A livello ambientale non è facile, infatti, capire il giusto e il meno giusto. Per esempio, sai che la lavastoviglie è più sostenibile del lavaggio a mano? E che la produzione di energia da biomassa ha creato un grosso depauperamento delle risorse agricole? Sai che in certi contesti l’usa e getta è fondamentale per preservare l’igiene e la salute? Questi sono tutti aspetti secondari che spesso creano confusione e meriterebbero più attenzione.
Il consiglio, dunque, è quello di non smettere di fare ciò che ami perché non è sostenibile, cerca piuttosto di bilanciare i tuoi impatti. Non possiamo essere totalmente privi di impatti nei confronti dell’ambiente, ma possiamo ridurli.
Ti ricordo anche che lo sviluppo sostenibile vuole che le generazioni future possano godere dello stesso patrimonio che possiedi, ma che allo stesso tempo possa farlo anche tu, nella tua vita. Quindi se ami viaggiare, una volta ogni tanto prendi l’aereo, è importante anche la tua crescita personale; se pranzi sempre fuori casa, usa pure un contenitore di plastica se già lo possiedi, troverai poi il modo di compensare i tuoi impatti in termini ambientali: aderendo magari ad associazioni che si occupano di questo o eccellendo in altri aspetti di tutela ecologica.
Inoltre, in termini di sostenibilità sociale, è importante il rispetto sia delle tue esigenze, sia di quelle altrui: è quindi preferibile non imporre il tuo comportamento, rispettando quello altrui ma condividendo comunque il tuo pensiero e le tue motivazioni.
In conclusione, c’è sempre modo di migliorare il proprio comportamento facendolo diventare sempre più sostenibile: prestando attenzione alle risorse, ai processi produttivi, alla durabilità e occupandoti di ciò che non usi più fino in fondo, riutilizzando (riuso significa: “nuova o ulteriore utilizzazione con destinazione a nuove e diverse funzioni”, per esempio il riuso di un bottiglia come vaso, di pezzi di stoffa per una coperta patchwork) e riciclando.
Una specifica a proposito del riciclo: il riciclo non lo fai tu in prima persona, ma tu fai in modo che l’azienda designata possa avere materia prima secondaria da riciclare (riciclo significa: “utilizzare nuovamente materiali di scarto o di rifiuto di precedenti processi produttivi” e per questo si dice riciclare la plastica, la carta, eccetera)
Ecco dunque le tre parole chiave per la sostenibilità: equilibrio, consapevolezza e rispetto. Ora non ti resta che farle tue, a piccoli passi ecologici, equi e fattibili!
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