Carico mentale e organizzazione personale

Il rapporto annuale Istat 2020 ha confermato come nonostante “il nostro Paese sia caratterizzato da un forte gap di genere nel lavoro familiare, negli ultimi anni si è osservata una crescente convergenza nei tempi di vita: le donne hanno ridotto il tempo dedicato al lavoro familiare, mentre è cresciuto il contributo degli uomini”.

Per certi versi l’isolamento domiciliare durante la pandemia in corso ha segnato un piccolo passo in avanti nell’appianare le disparità di genere, perlomeno in alcune case: forse per la prima volta nella loro vita mariti e papà si sono trovati a dover forzatamente condividere la vita domestica ventiquattr’ore su ventiquattro con mogli e figli, alcuni prendendo coscienza del massiccio impegno che richiede la gestione e la cura della casa e dei bambini.

Tuttavia, ancora oggi, molto spesso, il lavoro domestico e di cura ricade più sulle donne che sugli uomini, con conseguenze sulla carriera ma anche sulla vita personale delle prime: il cosiddetto carico mentale, di cui si sente parlare spesso in questo periodo.

“Il principio del carico mentale domestico è stato introdotto nel 1984 dalla sociologa francese Monique Haicault e si può descrivere come il modo in cui una donna in coppia e lavoratrice senta ricadere su di sé la responsabilità della gestione delle faccende domestiche. In questo caso si parla infatti di “doppia giornata” o “lavoro invisibile”. (Fonte: Wikipedia)

 

COSA SI PUÒ FARE PER MIGLIORARE?

In questa situazione i professional organizer possono sicuramente aiutare, ma non senza tener conto del fatto che si tratta di un problema sociale radicato, alimentato ulteriormente dalla differenza di salario tra uomo e donna.

Per questo motivo, i professional organizer che si occupano di stile di vita e di domestico potranno fornire degli strumenti organizzativi personalizzati per le specifiche necessità di ogni famiglia.

L’obiettivo dell’intervento sarà quello di rendere un po’ meno “equilibriste” le donne, aiutando i membri adulti del nucleo familiare a decidere come dividersi equamente i compiti domestici e di cura.

Naturalmente alla base è importante che ci sia uno spazio di dialogo tra i partner e che siano sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda.

Nel caso in cui questa condivisione di intenti non ci fosse, i professional organizer possono valutare come aiutare le mamme a organizzarsi per snellire, velocizzare e semplificare i loro compiti in modo da non soccombere sotto il peso degli infiniti impegni legati alla gestione personale, familiare e lavorativa.

Un altro aspetto importante su cui lavorare è legato ai bambini, affinché possano sviluppare maggiore autonomia per tutto quello che riguarda l’organizzazione personale (dalla scelta dei vestiti per il giorno dopo, alla preparazione della tavola), in modo da non gravare ulteriormente sulla macchina organizzativa di mamma e papà e dare il proprio contributo, con grande soddisfazione personale e dei genitori.

Tutti questi accorgimenti hanno un forte impatto all’interno del nucleo familiare, i cui membri iniziano a prendere coscienza del valore e dell’impegno che risulta dal prendersi in carico alcuni compiti e responsabilità. Ma non solo: le conseguenze dell’intervento organizzativo andranno a toccare anche la società attuale e del futuro, in cui i nostri mariti e i nostri figli porteranno queste preziosissime lezioni apprese tra le mura domestiche.

 

Per concludere, anche se non strettamente attinente alla sfera organizzativa, ci sono altre semplici cose che si possono fare per affrontare la condizione del carico mentale:

  • prima di tutto: far emergere il problema. Come? Parlandone: sui social, a cena, in ufficio, con gli amici, con i mariti, con i figli, con i suoceri e con i colleghi;
  • leggere e studiare i libri e gli articoli sull’argomento (sia lodato sempre il fumetto di Emma “Bastava chiedere”, semplicissimo e tragicamente divertente, da regalare a tutti gli amici maschi!);
  • sensibilizzare compagni e amici rispetto alla responsabilità delle loro azioni in presenza dei figli. I bambini ci osservano e replicano le nostre azioni: se il papà non è coinvolto nella gestione della famiglia, l’ovvia ricaduta sarà che i figli penseranno che quella sia la normalità, replicando nelle loro vite future gli stessi schemi.

 

Stefania Di Mascolo

www.organizzatamete.com

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